Viene così chiamato un materiale, ricavato dalle zanne di elefante, che viene utilizzato per realizzare oggetti di vario tipo, ad esempio oggettistica, suppellettili per la casa e gioielli.
Spesso si utilizza impropriamente il termine avorio per riferirsi al tipo di materiale di cui sono fatti i denti di animali come il cinghiale e l’ippopotamo o il corno del rinoceronte, quando invece questi ultimi sono fatti di cheratina, ossia la medesima sostanza che compone le nostre unghie.
Altri animali dai cui denti si ricava una sostanza molto simile all’avorio chiamata avorina, e che per questo vengono uccisi, sono i grandi mammiferi marini come il narvalo, il tricheco e il capodoglio. Nonostante tutto, però, nessuno di questi materiali è mai riuscito ad eguagliare l’avorio degli elefanti per la sua bellezza e per la sua grande elasticità, nemmeno quello che viene estratto dal sottosuolo nelle zone dell’Alaska e della Russia, che proveniva dai mammut che vivevano in quelle zone qualcosa come quarantamila anni fa, e che ora si sono trasformati in fossili.
Quest’ultimo materiale viene utilizzato ampiamente ai nostri giorni anche se per via della sua lunghissima fossilizzazione produce una sostanza chiamata vivianite, che non è presente nell’avorio ‘fresco’, che diventa rossa quando viene sottoposta ai raggi ultravioletti, alterando così il colore di questo materiale: raramente infatti questo tipo di simil-avorio si trova di colore chiaro in quanto il tempo lo ha fatto diventare rossiccio, blu, verde e nero.
L’avorio è una sostanza impiegata ampiamente già dagli antichi egiziani, dai greci, dai giapponesi e dagli indiani che conobbe una straordinaria diffusione, nel mondo antico, nei tre continenti. Purtroppo però il suo utilizzo è causa di una sempre maggiore moria di elefanti, animali che ormai sono quasi a rischio di estinzione, tanto che è ormai vietato abbatterli, se non in casi rarissimi. Questo divieto ha creato una notevole diminuzione dell’offerta e il conseguente incremento della domanda, dando vita a fenomeni come il bracconaggio.
Tra tutti i materiali che sono stati impiegati per cercare di sostituire degnamente l’avorio, quello che maggiormente gli somiglia sono l’ivorina e l’avoriolina: la prima è una sostanza plastica e la seconda un materiale di provenienza vegetale che si ricava dai semi durissimi di due tipologie di palma, la dum e la corozo, che hanno in ogni modo un impiego limitato a oggetti di piccoli dimensioni, ad esempio chicchi di collane. Nonostante la continua ricerca in questo campo, non si è ancora individuato un materiale sostitutivo che possa riprodurre fedelmente la lucentezza, il colore, la lucidità e la grana di questo prezioso materiale.